Gli annegati del Tevere e i Sacconi Rossi

Andrea Previtali detto Cordeliaghi, Memento Mori - pannello (verso), tempera su tavola. 1502 ca. Milano, Museo poldi Pezzoli

Andrea Previtali detto Cordeliaghi, Memento Mori – pannello (verso), tempera su tavola. 1502 ca. Milano, Museo poldi Pezzoli

Sai che a Roma… passano i secoli, ma certe tradizioni, benché legate alla morte, sono immortali?

Ci riferiamo alla suggestiva e un po’ macabra cerimonia notturna della confraternita dei Sacconi Rossi che ha luogo ogni 2 Novembre presso l’Isola Tiberina.

Il nome ufficiale della confraternita, creata nel secolo XVII, è “Arciconfraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria Santissima Addolorata in Sollievo delle Anime Sante del Purgatorio”.

A Roma però, sono semplicemente i “Sacconi Rossi”, così chiamati per il mantello o sacco rosso con cappuccio che erano soliti indossare. Il loro triste compito era quello di recuperare i cadaveri degli annegati dal Tevere e, se nessuno li reclamava, di dare loro cristiana sepoltura e di pregare per le loro anime.

I Sacconi Rossi dedicavano poi messe di suffragio a quei poveri e sconosciuti defunti nel loro oratorio presso l’isola Tiberina. Ma il tipo di sepoltura era particolare: nel corso del tempo, infatti, il piccolo cimitero sotterraneo dell’oratorio fu completamente decorato con le ossa scarnificate, combinando artisticamente e secondo un gusto squisitamente barocco, le varie parti degli scheletri. Il senso di questa macabra composizione, va oltre il mero gusto artistico, è un senso profondo: similmente alla Cripta dei Cappuccini di Via Veneto, anche qui le ossa dei morti servono come ammonimento e invitano a riflettere sulla transitorietà e caducità della vita terrena, destinata, come lo scheletro, al disfacimento.

Durante il mese dei morti poi, i Sacconi Rossi organizzavano una solenne processione attorno all’Isola Tiberina che si concludeva con il lancio di una corona di fiori in ricordo di tutte quelle persone che avevano perso la vita nel Tevere.

L’ipogeo – ossario, trovandosi allo stesso livello del fiume, era un luogo insalubre anche a causa delle piene, ed era spesso impraticabile. Fu usato fino al 1836 quando, a causa di un’epidemia di colera, papa Gregorio XVI (1831-1846) vietò le sepolture negli Oratori delle Chiese e ordinò di utilizzare esclusivamente il cimitero del Verano. A seguito di ciò, la cripta non venne più utilizzata e la Confraternita perse la sua importanza fino ad estinguersi.

La Confraternita dei Sacconi Rossi si è ricostituita in tempi recenti per iniziativa dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli.

Ancora oggi, ogni 2 novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti, nella chiesa di S. Giovanni Calibita all’isola Tiberina, all’imbrunire viene celebrata una S. Messa alla quale segue una processione notturna al lume di candele, in memoria degli annegati nel Tevere e più in generale di tutti i defunti senza nome. La cerimonia si conclude con la deposizione in acqua di una corona di fiori e con la benedizione delle ossa nel piccolo cimitero sotterraneo. I membri della Confraternita, i Sacconi Rossi, vestiti come da tradizione con sacco e cappuccio, ripercorrono gli stessi passi di secoli fa, dando vita e voce ad una tradizione romana sconosciuta ai più, ma che speriamo continui ad essere parte della nostra città.