27 Gen, 2015 | sai che a Roma...
Sai che a Roma…il 29, 30 e 31 gennaio sono chiamati i giorni della merla?
Per la tradizione sono i giorni più freddi dell’anno, ma… chi era questa merla?
La leggenda racconta che un tempo, quando il mese di gennaio aveva solo 28 giorni e febbraio ne aveva invece 31, Gennaio iniziò ad invidiare una bellissima Merla, che poteva vantare un manto bianchissimo e uno scintillante becco giallo. La tormentava con giornate di freddo intenso, e quando era costretta a uscire in cerca di cibo, scatenava violente bufere di neve e vento. Il povero animale provò a chiedere a Gennaio di durare un po’ di meno, ma il mese rispose: “Mia cara, io ho solo 28 giorni. Ho intenzione di sfruttarli tutti!”.
La Merla, a questo punto, cercò di farsi furba e l’anno successivo preparò una grossa scorta di cibo per poter resistere tutto gennaio nel nido. Alla fine del mese, uscì soddisfatta e andò di corsa a deridere Gennaio: “Che bel mese ho trascorso… sempre al calduccio nel mio nido! Non ce l’hai fatta a farmi congelare!”.
Gennaio, furioso, corse dal “collega” Febbraio e riuscì a farsi prestare 3 giorni, durante i quali scatenò una delle peggiori bufere di neve mai viste. La Merla si trovò in mezzo alla tempesta, senza riuscire nemmeno a tornare al nido, e per sopravvivere si rifugiò dentro un comignolo. Si salvò, ma quando, alla fine dei tre giorni, si decise a venire fuori, ormai le sue piume erano diventate completamente nere a causa del fumo e della fuliggine.
Da allora i merli hanno le piume nere, e gennaio ha 31 giorni.
27 Ott, 2017 | sai che a Roma...
Andrea Previtali detto Cordeliaghi, Memento Mori – pannello (verso), tempera su tavola. 1502 ca. Milano, Museo poldi Pezzoli
Sai che a Roma… passano i secoli, ma certe tradizioni, benché legate alla morte, sono immortali?
Ci riferiamo alla suggestiva e un po’ macabra cerimonia notturna della confraternita dei Sacconi Rossi che ha luogo ogni 2 Novembre presso l’Isola Tiberina.
Il nome ufficiale della confraternita, creata nel secolo XVII, è “Arciconfraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria Santissima Addolorata in Sollievo delle Anime Sante del Purgatorio”.
A Roma però, sono semplicemente i “Sacconi Rossi”, così chiamati per il mantello o sacco rosso con cappuccio che erano soliti indossare. Il loro triste compito era quello di recuperare i cadaveri degli annegati dal Tevere e, se nessuno li reclamava, di dare loro cristiana sepoltura e di pregare per le loro anime.
I Sacconi Rossi dedicavano poi messe di suffragio a quei poveri e sconosciuti defunti nel loro oratorio presso l’isola Tiberina. Ma il tipo di sepoltura era particolare: nel corso del tempo, infatti, il piccolo cimitero sotterraneo dell’oratorio fu completamente decorato con le ossa scarnificate, combinando artisticamente e secondo un gusto squisitamente barocco, le varie parti degli scheletri. Il senso di questa macabra composizione, va oltre il mero gusto artistico, è un senso profondo: similmente alla Cripta dei Cappuccini di Via Veneto, anche qui le ossa dei morti servono come ammonimento e invitano a riflettere sulla transitorietà e caducità della vita terrena, destinata, come lo scheletro, al disfacimento.
Durante il mese dei morti poi, i Sacconi Rossi organizzavano una solenne processione attorno all’Isola Tiberina che si concludeva con il lancio di una corona di fiori in ricordo di tutte quelle persone che avevano perso la vita nel Tevere.
L’ipogeo – ossario, trovandosi allo stesso livello del fiume, era un luogo insalubre anche a causa delle piene, ed era spesso impraticabile. Fu usato fino al 1836 quando, a causa di un’epidemia di colera, papa Gregorio XVI (1831-1846) vietò le sepolture negli Oratori delle Chiese e ordinò di utilizzare esclusivamente il cimitero del Verano. A seguito di ciò, la cripta non venne più utilizzata e la Confraternita perse la sua importanza fino ad estinguersi.
La Confraternita dei Sacconi Rossi si è ricostituita in tempi recenti per iniziativa dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli.
Ancora oggi, ogni 2 novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti, nella chiesa di S. Giovanni Calibita all’isola Tiberina, all’imbrunire viene celebrata una S. Messa alla quale segue una processione notturna al lume di candele, in memoria degli annegati nel Tevere e più in generale di tutti i defunti senza nome. La cerimonia si conclude con la deposizione in acqua di una corona di fiori e con la benedizione delle ossa nel piccolo cimitero sotterraneo. I membri della Confraternita, i Sacconi Rossi, vestiti come da tradizione con sacco e cappuccio, ripercorrono gli stessi passi di secoli fa, dando vita e voce ad una tradizione romana sconosciuta ai più, ma che speriamo continui ad essere parte della nostra città.
13 Ott, 2017 | Cosa Fare
Tempietto di San Pietro in Montorio
Sai che a Roma… anche a Roma domenica 15 ottobre sarà la Giornata FAI d’Autunno?
Per l’occasione in tutta Italia i volontari del FAI Giovani condurranno i cittadini alla scoperta di 170 itinerari tematici, tenendo aperti circa 600 luoghi normalmente inaccessibili o poco visitati. Sarà così possibile scoprire la nostra città da un punto di vista nuovo e insolito, dedicato al tema de la musica, le tradizioni artigiane, il panorama urbano dall’alto.
La Delegazione di Roma ha ideato un percorso che si snoderà dal Gianicolo alla Lungara, “da cima a valle”, aprendo l’ Accademia Americana e Villa Aurelia, l‘Accademia Reale di Spagna e il Tempietto del Bramante, l’Orto Botanico, Palazzo Corsini e i Giardini di Villa Farnesina.
Verificare sul sito che non ci siano state variazioni di programma dovute a cause di forza maggiore.
All’accesso di ogni bene sarà richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà dedicata eccezionalmente la quota agevolata di 29 euro anziché 39 – saranno riservate aperture straordinarie, accessi prioritari, attività ed eventi speciali in molte città. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it durante tutto il mese di ottobre.
Palazzo Corsini
L’edizione 2017 di Giornata FAI d’Autunno è possibile grazie al contributo di CityLife, per il secondo anno sponsor dell’iniziativa per la regione Lombardia, di Gruppo Hera, una delle principali multiutility italiane che eroga servizi ambientali, idrici ed energetici in oltre 350 Comuni del centro-nord Italia che sarà al fianco della Fondazione in qualità di sponsor per la città di Bologna e di DHL Express Italy, che come logistic partner, garantirà la movimentazione di tutti i materiali durante l’evento.
Info: www.giornatefai.it; www.fondoambiente.it; tel. 02 467615399
Le iniziative si svolgeranno anche in caso di condizioni meteo avverse, salvo ove espressamente indicato.
29 Set, 2017 | sai che a Roma...
Palazzo Tuccimei, già Ornani, già de Cupis
Sai che a Roma… c’è una mano fantasma?
La storia della mano è legata a quella di Palazzo Tuccimei (ex de Cupis), una delle tante meraviglie di piazza Navona a cui si rischia di non prestare attenzione. Il lato posteriore del palazzo è visibile a destra della chiesa di sant’Agnese (guardando la facciata). L’edificio oggi ospita un bar-ristorante piuttosto in voga, ma una volta, nel Settecento e nell’Ottocento, qui aveva sede un famoso teatro dei burattini, il teatro Ornani (poi Emiliani), con le rappresentazioni dei pupi siciliani, che a Roma venivano dette infornate.
Stemma della famiglia de Cupis
La nascita del palazzo, però, risale al XVI secolo, quando Giandomenico de Cupis (nominato cardinale nel 1517) ampliò le proprietà che la famiglia aveva nell’area di piazza Navona già dal secolo precedente (quando da Montefalco si era trasferita a Roma), formando così l’attuale complesso. Lo stemma della famiglia de Cupis, caratterizzato da un ariete rampante, è ancora visibile sulla facciata del palazzo prospiciente via S. Maria dell’Anima, scolpito a bassorilievo sul grande portale bugnato.
Secondo le cronache seicentesche di Antonio Valena, uno dei pronipoti di Giandomenico sposò, nei primi anni del secolo, la giovane nobildonna Costanza Conti, famosa per la sua bellezza e soprattutto per quella delle sue mani, graziose e delicate. In un’epoca in cui i social network e gli allegati multimediali non esistevano ancora, un semplice ma pur sempre efficiente passaparola bastò a rendere quelle mani famosissime, al punto che l’artista Bastiano, che aveva il suo studio in via dei Serpenti (ed era pertanto chiamato “Bastiano alli Serpenti”) volle fare un calco in gesso di una di esse ed esporlo nella sua bottega, sopra un prezioso cuscino di velluto. Grande era la folla che, non potendo ammirare di persona le mani della donna, si recava a contemplare almeno la loro fedele riproduzione.
Un giorno anche un frate domenicano, predicatore in San Pietro in Vincoli, passando da quelle parti rimase affascinato da tanto splendore e commentò l’opera dicendo che quella mano era così bella, che se fosse stata di una persona reale avrebbe corso il rischio, per gelosia, di essere tagliata da qualcuno! La frase divenne celebre, e arrivò anche alle orecchie di Costanza, che effettivamente era la “persona reale” in questione! La donna ne rimase molto impressionata, soprattutto per il fatto che era stato un frate a pronunciarla, e lei, fortemente religiosa, si convinse che aver accettato di far realizzare il calco della sua mano, fosse stato un grave peccato di vanità.
Per espiare questa colpa e per timore della predizione, decise di rinchiudersi nel suo palazzo. Precauzione inutile, perché un giorno, mentre era intenta a ricamare, si punse un dito con l’ago; la ferita si infettò, e il dito iniziò ad andare in cancrena, finché i medici non furono costretti ad amputarle la mano ormai deforme. Forse a causa del dolore per quella perdita, forse, più probabilmente, a causa di una setticemia conseguente all’amputazione, la bella Costanza morì poco dopo.
Nelle notti di luna piena la sua mano, pallida e bellissima, continua ad apparire dietro uno dei vetri al primo piano dell’antico palazzo, lungo via di S. Maria dell’Anima. Il fantasma della donna, invece, sembra che faccia fugaci apparizioni lungo i muri della strada: secondo alcuni tenta invano di ricongiungersi alla sua mano, mentre per altri cerca semplicemente di vivere la vita che, dopo la segregazione in casa, non ha mai vissuto.
Negli anni a seguire, il palazzo continuò comunque ad essere celebre: infatti i de Cupis affittarono l’immobile a vari personaggi, sempre altolocati, e il diarista Spada ci racconta che tra questi, il principe Bozzolo, amante del gioco, lo trasformò, nella prima metà del XVII secolo, in una sorta di bisca clandestina. A confermarlo è anche un Avviso di Roma ufficiale:
Erasi da molti anni introdotto in Roma un abuso assai pregiuditievole al Buon Governo, et era che gli Ambasciatori Regi facevano tenere gioco pubblico o biscazza con darne gli utili ad alcuni famigliari, che l’affittavano poi ad altri per somme assai considerabili, onde nasceva che molti artisti, dediti al gioco, abbandonavano l’arte, vendevano tutti gli arnesi di casa et ornamenti delle mogli loro. Altri commettevano furti, anche qualificati, con sacrilegio, per fare in qualunque modo danari per giocare, et in capo all’anno tutto ciò che perdevano con la rovina delle proprie mani, andava in mano ai biscazzieri. Et essendo stato tollerato quest’abuso forse senza saputa dei Padroni, non poté fare a meno il governatore di dar conto che il Principe di Bozzolo, ambasciatore Imperiale, haveva aperto gioco in piazza Navona, nella casa dei de Cupis, dove egli habitava, il che pareva tanto maggior scandalo, in quanto che il sito era pubblico. Diede perciò ordine che fossero carcerati quelli che vi andavano a giocare e fu prontamente eseguito con qualche amaretudine del Sig. Ambasciatore, che si doleva della partialità, cioè che fosse tollerato ad altri quello che con tanto rigore si negava a lui. Promise non di meno di levar il gioco; ma vedendo che non si prendeva rimedio quanto agli altri, conforme gli era stato promesso, tornò anch’egli a far giocare, ma con segretezza.
Prima di estinguersi, i de Cupis si imparentarono con gli Ornani, che nel 1817 vendettero ai Tuccimei una porzione del palazzo. In breve tempo, ila famiglia finì per acquisire tutto il palazzo .Oggi una sola Tuccimei è rimasta ad abitare una parte dell’edificio.
A Palazzo Tuccimei è legata anche un’altra storia, riferita questa volta alla
piccola testa di marmo visibile sul lato del palazzo che affaccia su piazza Navona.
17 Ott, 2013 | Notizie
Sai che a Roma… certe notizie mettono i brividi?
I ritrovamenti archeologici possono essere più o meno sensazionali, ma quasi ogni volta che si scava, l’antica Roma è lì, quasi a volerci ricordare e sottolineare il privilegio e la responsabilità di vivere nella Città Eterna.
Stavolta a rivedere la luce è, in via del Tritone, un quartiere di età imperiale, con tanto di domus, terme, strade e acquedotto. Incredibile…
Il cantiere allestito per realizzare il nuovo palazzo della Rinascente, che sorgerà sorta al posto di una palazzina degli anni Cinquanta (ma… si farà davvero, a questo punto?), ci restituisce istantanee di vita antica: l’acquedotto Vergine, gli ambienti di alcune insulae, che erano in pratica le case “normali” dei Romani antichi, su più piani, stile condominio (del resto, dai, non tutti vivevano nelle villae o nelle domus mosaicate… Proprio come oggi!), le strade che si snodavano tra i vari edifici… E poi, ancora, una ricca abitazione (la domus di cui parlavamo…) corredata di decorazioni e addirittura di una stibadium (una specie di triclinio di cui a Roma si conosce solo un altro esempio) e addirittura un grande impianto termale. I mosaici in bianco e nero che compongono motivi vegetali sono sorprendenti, così come quelli che raffigurano figure mitologiche, nodi di Salomone, pesci e sirene; ma quello che più lascia senza fiato, sono i pavimenti in opus sectile, nei quali frammenti di marmi colorati vengono intarsiati per formare disegni geometrici accurati e di sicuro effetto scenico.
Un tratto di strada lungo 200 metri (probabilmente la Salaria Vetus) sembra voler sottolineare, semplicemente con la sua presenza, che i resti riportati alla luce erano parte integrante di un tessuto urbano complesso e articolato, molto simile, in fondo, a quello che viviamo anche oggi.
Resti archeologici nel cantiere della Rinascente
Qualche giorno fa era uscita sui giornali la notizia di ritrovamenti archeologici nell’area dietro largo del Nazareno, sempre interessata dai lavori per la nuova Rinascente. Le informazioni però erano piuttosto vaghe e confuse, e parlavamo di magazzini e ambienti di servizio, senza fornire ulteriori informazioni.
Ora la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, che conduce le indagini preventive, ha ufficializzato la notizia, spiegando finalmente la vera natura dei resti emersi. Nella vasta area di cantiere, circa 4.000 mq situati tra via del Tritone e via Due Macelli, si scava in realtà già dal 2011. La dott.ssa Fedora Filippi spiega che il primo ritrovamento importante è stato un tratto dell’acquedotto Vergine, quello, per capirci, che ancora oggi alimenta Fontana di Trevi e che è l’unico acquedotto romano che dopo duemila anni è ancora in funzione! La parte messa in evidenza è realizzata in blocchi di tufo, ed è il segmento più antico individuato, visto che la struttura, nel tempo, ha subito continui restauri e lavori di manutenzione. Esiste quindi un progetto che prevede la valorizzazione dell’acquedotto tramite il restauro e la musealizzazione all’interno del palazzo stesso.
Al momento (ottobre 2013) lo scavo è ancora in corso, in particolar modo per quanto riguarda l’area delle terme, e perché le indagini possano dirsi terminate ci vorrà ancora qualche mese (almeno!). E poi… chissà… la Rinascente potrebbe trasformarsi in un museo!
Cantiere archeologico in via del Tritone
Aggiornamento giugno 2014: Cosa è successo? Da ottobre del 2013 sembra in realtà che i lavori siano sospesi: possibile che lo scavo delle terme non sia proseguito? Le strutture sono coperte da un tessuto protettivo, e sembra che tra la Rinascente, a cui spetta la gestione dei lavori, e la Soprintendenza, manchi un accordo. In particolare, più che l’accordo, a mancare sarebbe il progetto della società della Rinascente comprendente le possibili disposizioni da mettere in atto per preservare e valorizzare le importanti strutture termali venute alla luce.
Il nuovo e lussuoso centro commerciale, con tanto di roof garden, avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2015. Certo, un roof garden con vista sulle Antiche Terme non sarebbe male, ma… un’area archeologica in mezzo al via del Tritone è ancora più affascinante!
Aggiornamento settembre 2017: Il nuovo complesso della Rinascente, a quanto sembra, sarà inaugurato a breve, il 12 ottobre 2017 (e così è stato! Guarda qui sotto il video dell’inaugurazione). Il gruppo Rinascente (ex proprietà della famiglia Agnelli e oggi in mano a una società thailandese) ha sostenuto infatti tutte le spese di recupero, decidendo infine, d’accordo con il soprintendente Francesco Prosperetti, di realizzare un’area archeologica direttamente all’interno del nuovo edificio e fruibile gratuitamente.
Le 15 arcate (quin-di-ci!) dell’Acquedotto Vergine basterebbero già da sole a fare di questo nuovo ritrovamento la meta di un vero e proprio “pellegrinaggio archeologico”. Ma si è voluto fare di più! Prosperetti parla infatti di ricostruzioni in realtà virtuale che permettono ai visitatori di farsi una idea più precisa di come potesse apparire il tessuto urbano dell’epoca antica, e di ricordarsi che anche quest’area della città, che oggi tendiamo ad associare al Barocco, era una parte fondamentale dell’Urbe fin dalle origini.
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