Modi di dire romaneschi: Chi s’impiccia…
Sai che a Roma… un modo di dire diffuso soprattutto nell’Ottocento recitava “Chi s’impiccia, more co’ la pelliccia”?
Significa che le persone troppo intriganti sono destinate a fare una brutta fine: anche se nel frattempo sono riuscite a diventare ricche, tanto da potersi permettere di avere la pelliccia, moriranno con i vestiti addosso, e cioè di morte violenta e improvvisa.
Nel periodo delle lotte per la difesa della Repubblica Romana del 1849, questo modo di dire, già usato, conobbe una particolare fortuna, in quanto fu utilizzato come Pasquinata in coincidenza con il ritrovamento di alcuni cadaveri di soldati francesi, trucidati dalla popolazione dopo la caduta della Repubblica stessa.
Del resto, all’epoca tra romani e francesi non correva certo buon sangue… Si racconta che già durante le invasioni napoleoniche alcuni militari francesi fossero stati malamente uccisi e poi gettati nel Tevere dai romani: narrano le cronache che nel 1798 due ufficiali, in preda all’alcool, tentarono di violentare una bella popolana. La reazione fu immediata e i due furono squartati e appesi presso una macelleria. Sui cadaveri, un cartellino indicava quello che era il prezzo della carne di maiale.
In modo meno cruento, l’ostilità tra le due popolazioni è testimoniata anche da numerose pasquinate, come ad esempio quella del 1801 riferita all’arrivo a Roma dell’ambasciatore di Napoleone, un certo signor Cacault, accompagnato dall’addetto militare generale signor Saint Malot e dal segretario d’ambasciata signor Maury. In un quasi scontato gioco di parole italo-francese, il biglietto che fece la sua comparsa sul torso di Parione (cioè Pasquino) fu lapidario: “Cacò, S’ammalò, Morì”.
E per noi, restano modi di dire, racconti e piccoli motti scherzosi, che con i sentimenti espressi ci fanno vivere in un attimo quasi un secolo di storia con la stessa autorità e molto più sentimento di qualsiasi manuale!