11 Lug, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… i Vigili Urbani vengono chiamati “Pizzardoni”?
Il termine “Pizzardone” con cui a Roma si indicano i Vigili Urbani, deriva dal tipico copricapo nero a due punte (volgarmente detto pizzarda da pizzo, punta) che, nell’Ottocento, era parte integrante dell’uniforme delle guardie civiche e che proprio per la sua forma veniva chiamato con lo stesso termine con cui si indicava il beccaccino, uccello acquatico dal becco lungo e acuto. La pizzarda era fatta di feltro, e al centro potevano essere applicate delle piume di cappone, in posizione e quantità variabili in base al grado.
Nell’Ottocentro era previsto inoltre che i pizzardoni portassero anche dei caratteristici stivaloni, che furono invece ribattezzati “sorbettiere” in quanto ricordavano i recipienti stretti e profondi in cui si manipolava il gelato!
E il pizzardone, negli anni, è anche stata una proficua fonte di ispirazione: a partire dalla commedia “Er pizzardone avvelito” del drammaturgo e studioso di usi romani Giggi Zanazzo, passando per il falso pizzardone Mandrake – Gigi Proietti in Febbre da cavallo e senza dimenticare, ovviamente, il più famoso di tutti: Otello Celletti, nella magistrale interpretazione del grandissimo Alberto Sordi nel film “Il vigile”, di Luigi Zampa (1960). E ancora il regista Mauro Bolognini, nel 1956, mise insieme un cast di eccezione, con Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi e Gino Cervi e realizzò “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo”, ambientato in realtà proprio nel Corpo dei Vigili Urbani.
1 Lug, 2013 | sai che a Roma...
Chiuso Frascati!
Sai che a Roma… questo modo di dire, che significa che una questione è chiusa, che non c’è altra via di uscita e che non ci sono più possibilità, è nato nel 1856? Questo è infatti l’anno in cui è stata inaugurata la ferrovia Roma-Frascati, prima linea ferrata dello Stato Pontificio: qualche giorno dopo l’inaugurazione, passata una prima fase di diffidenza, i curiosi erano talmente tanti che tutti i posti disponibili sui treni andavano regolarmente esauriti, così che il bigliettaio era costretto a chiudere lo sportello gridando “Frascati, chiuso!” e indicando così a quanti ancora restavano sulla banchina, che fino al treno successivo non c’era nulla da fare!
Per essere precisi, nel 1856 la ferrovia si fermava a qualche chilometro prima della nota località dei Castelli, ed esattamente in località Campitelli. La partenza da Roma avveniva invece da Porta Maggiore, area esterna alle mura e che all’epoca era considerata quasi aperta campagna. Tutto ciò ispirò la sagace romanità, secondo la quale quello era il “treno lumaca, che non parte da Roma e non arriva a Frascati“! Bisognerà attendere il 1884 per vedere la ferrovia effettivamente prolungata fino a Frascati, con la realizzazione della nuova stazione proprio al posto di quella attuale.
27 Giu, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… “un asino non può spostare un cavallo”?
La Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale ha una lunga storia ed è legata anche a un famoso aneddoto e a qualche divertente pasquinata.
Alla fine del XVI secolo, sotto il pontificato di Sisto V (Felice Peretti), fu terminata la ristrutturazione dell’acquedotto alessandrino, chiamato da allora in poi Acqua Felice. Una nuova ramificazione doveva servire le zone del Viminale e del Quirinale e proprio sulla piazza del Quirinale fu deciso di realizzare una fontana di fronte alla residenza estiva del papa. I lavori furono affidati all’architetto Domenico Fontana (un nome, un destino…!) che decise di riutilizzare un antico gruppo scultoreo proveniente dalle vicine Terme di Costantino e che già si trovava nella piazza: si trattava dei Dioscuri, i due mitici gemelli figli di Zeus e Leda, che tengono a freno i loro cavalli. E’ interessante notare che il gruppo dei Dioscuri, copie romane di originali greci, furono in un primo momento ritenuti erroneamente opere originali di Fidia e Prassitele, e questo errore è ancora immortalato nell’iscrizione del basamento! Il Fontana, dopo averli restaurati, li spostò al centro della piazza, rivolti verso il palazzo del Quirinale, realizzando ai loro piedi la fontana commissionatagli. Nel 1782 papa Pio VI (Giovanni Angelo Braschi) decise di adottare una nuova sistemazione dell’area, predisponendo anche un nuovo assetto per i Dioscuri: divisi in due gruppi, furono sistemati in modo tale da formare, tra loro, un angolo retto. Sembra però che l’architetto Antinori, a cui i lavori furono affidati, abbia avuto diverse difficoltà nel compiere questa operazione. Alludendo quindi alla sua imperizia, i Romani commentarono impietosamente che “un asino non può spostare un cavallo”! Anche due pasquinate intervennero prontamente a sottolineare l’episodio: la prima rivolta contro l’architetto e costituita dal semplice ma pungente anagramma del suo cognome :”Antinori, non tirai“; la seconda diretta invece al papa, in riferimento all’erronea scritta “Opus Fidiae” presente sul basamento e che subito fu modificata in “Opus perFidiae Pii Sexti“!
Alla fine comunque, nel 1786, il progetto fu eseguito e uno degli obelischi (m 14,639) che ornavano il Mausoleo di Augusto fu sistemato tra i due gruppi scultorei. Un’iscrizione posta sul lato posteriore della fontana ricorda ancora oggi l’impresa: l’obelisco, parlando in prima persona, racconta la sua esistenza per poi dichiarare:
INTER ALEXANDRI MEDIUS QUI MAXIMA SIGNA
TESTABOR QUANTO SIT MINOR ILLE PIO
cioè, Tra le colossali statue di Alessandro, testimonierò quanto questi (Alessandro) sia minore di Pio. Quando però Roma fu occupata dai francesi nel 1798, all’iscrizione qualcuno appose una caricatura con un cittadino che indicava a due francesi proprio quella parte della scritta, nella quale Alessandro poteva simbolicamente indicare Napoleone. I giacobini allora si preoccuparono subito di modificare la scritta in un più “neutrale” TESATABOR SEXTI GRANDI FACTA PII (testimonierò le grandi glorie di Pio Sesto). Se guardi bene però, puoi ancora notare, sotto la S di Sextii, la codina discendente della precedente Q di Quanto…!
In realtà quando l’obelisco fu sistemato, si decise anche di sostituire la fontana con una vasca di epoca romana proveniente dal Campo Vaccino, ma in realtà i lavori per la sua sistemazione, anche a causa dell’occupazione di Roma da parte delle truppe napoleoniche, si protrassero fino al 1818, sotto l’attenta guida dell’architetto Stern.
16 Giu, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… “Nun è morta bene, Margherita!”? Si tratta di un curioso modo di dire, utilizzato sarcasticamente per invitare qualcuno a chiudere un discorso troppo lungo e noioso, che continua a ripetere sempre gli stessi argomenti.
Questo l’aneddoto che spiega l’origine del detto: si racconta che una volta la moglie di una delle guardie papali fosse molto malata. Margherita, questo il nome della donna, peggiorò ulteriormente e il marito, vedendola ormai moribonda, corse a chiamare i becchini affinché venissero a prenderla. Questi furono così efficienti, che al loro arrivo la donna non era ancora spirata. Così lo svizzero rivolse loro questo invito: “Fate un altro giretto. Non è ancora morta bene, Margherita!”.
Secondo un’altra interpretazione, questo detto si userebbe in riferimento a una sorpresa piacevole e inaspettata, presupponendo la gioia del marito per la non-morte della moglie!
Beh, non vorremmo dubitare dell’amore coniugale della guardia, ma la prima interpretazione sembra di gran lunga la più affermata!
11 Giu, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… un modo di dire recita cosí?
Mejo scerte per toro, che capate!
Significa che è meglio far parte del gruppo di animali destinati alla monta del toro che a quello delle bestie “capate”, cioè selezionate per essere macellate. Un po’ come dire “poteva andare peggio!”, ma con l’espressività che contraddistingue il nostro dialetto!
Questo modo di dire deve la sua fortuna al fatto che fu usato ironicamente dalle prostitute romane, che volevano ricordare che comunque per loro era stato meglio essere scelte per questo mestiere di strada, piuttosto che morire di fame.