La bibliolibreria Plautilla

PlautillaSai che a Roma… non ci manca neanche una bibliolibreria gratuita? Ed è la prima in Italia…
Se ti stai chiedendo cosa sia, ti rispondiamo subito e in modo sintetico: Plautilla è una gran bella idea! Si tratta di uno spazio dedicato ai libri, dove ognuno è totalmente libero di dare, ricevere o scambiare libri usati ed è un luogo in cui la lettura e la cultura diventano un importante fattore di socializzazione all’interno del quartiere (Plautilla si trova a Monteverde, in via Colautti 28-30).

Funziona più o meno così: chiunque abbia il buoncuore (ma a volte fare spazio in casa è una vera e propria necessità…) di donare qualche libro, partecipa all’accrescimento del patrimonio della bibliolibreria e permette ai libri di rinascere a nuova vita. Chi si reca da Plautilla, può consultare i libri o prenderli in prestito, decidendo autonomamente se riportare i libri o tenerli. Per chiunque ami la lettura e creda nel valore della sua diffusione, la bibliolibreria è meglio di un sogno!

E non finisce qui… Intanto, ti vogliamo parlare degli importanti aspetti sociali che entrano a far parte del progetto già a partire dalla scelta del luogo. La struttura infatti, nata grazie all’associazione Monteverdelegge e al Centro Diurno Giovagnoli (DSM ASL Roma D) si trova all’interno del DSM stesso (Dipartimento di Salute Mentale), riuscendo così a coinvolgere più facilmente persone con disagi di origine psichica, che tanto giovamento possono trarre dalla lettura e dalla socializzazione (e i vantaggi non sono solo per loro…). Il libro è un valore che crea legami e contatti. E proprio la socializzazione, come dicevamo, è un altro degli obiettivi di Plautilla: qui si parla, si fa conversazione e si partecipa alle attività organizzate dai volontari: letture ad alta voce, incontri e  laboratori sempre nuovi (qui trovi il dettaglio delle attività).

Plautilla è aperta il lunedì dalle 9.30 alle 18.30;
il martedì dalle 16.00 alle 19.30;
il giovedì dalle 17.00 alle  19.30.

Puoi portare ogni tipo di libro, con l’eccezione dei testi scolastici, delle vecchie enciclopedie e dei manuali specialistici, e non puoi prendere più di due libri alla volta.

E ora veniamo al mistero del nome. Chi è Plautilla? Il riferimento non è alla moglie dell’imperatore Caracalla, perché la Plautilla a cui è stata intitolata la bibliolibreria è meno “anziana” e soprattutto più profondamente legata al territorio di Monteverde: si tratta di Plautilla Bricci, prima donna architetto dell’era moderna, alla quale si deve la Villa detta il Vascello, che esisteva presso Porta San Pancrazio e che fu gravemente danneggiata nel corso degli scontri legati all’esperienza della Repubblica Romana (1849). Altra sua opera famosa è la cappella di San Luigi all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi (1664). Questa donna ingiustamente dimenticata, trova ora il suo riscatto, e il suo nome risplende in quello di progetto di altissimo profilo.

 

Web: http://mvl-monteverdelegge.blogspot.it/p/blog-page_12.html
Pagina Facebook
E-Mail: plautilla.monteverdelegge@gmail.com
Account aNobii (utile alla consultazione del catalogo online): www.anobii.com/plautilla/books

Visite guidate gratuite al Senato (Palazzo Madama)

senatoSai che a Roma… il primo sabato del mese (tranne che in agosto) è possibile visitare gratuitamente il Senato?

L’orario di accesso va dalle 10.00 alle 18.00, ma non è possibile prenotarsi, quindi preparati a fare un po’ di fila (ma, in genere, niente di terribile…)! La mattina dell’apertura del Palazzo al pubblico, a partire dalle ore 8.30 è sufficiente recarsi presso l’ingresso di piazza Madama, 11 e ritirare il biglietto gratuito. Ogni adulto potrà richiedere fino a 4 biglietti, mentre se si è minorenni si ha diritto a un solo biglietto (sarà un’agevolazione familiare in cui si presuppone che un adulto ritiri i biglietti per una famiglia standard di madre-padre-2 figli? Boh! Misteri burocratici…). Ritirando il biglietto si dovrà scegliere l’orario di ingresso, perché si entra solo a intervalli di 20 minuti. Quando sarà il tuo turno, il personale del Senato ti accompagnerà in una visita di circa 40 minuti, illustrandoti le sale di rappresentanza da un punto di vista storico e artistico, e mostrandoti anche i luoghi più suggestivi del Palazzo.

Una curiosità: sai che a Roma… Palazzo Madama, dal 1871 sede del Senato della Repubblica Italiana, deve il suo nome a Madama Margarita d’Austria? Ella, giovane vedova di Alessandro de’ Medici e poi moglie di Ottavio Farnese (nipote di papà Paolo III) vi abitó dal 1541 al 1550. Dopo varie vicende Clemente XIII, nel Settecento, adibì l’edificio a sede del tribunale, nonché di polizia. Ed è proprio da questa destinazione d’uso che a Roma il termine Madama sta ad indicare le forze dell’ordine!

Info: 06-67062177

E-mail: visitealsenato@senato.it (anche per info)

Se invece vuoi assistere a una seduta del Senato, qui scopri come fare.

Per finire, non è proprio la stessa esperienza, ma puoi visitare il Senato anche virtualmente a questo link.

 

Un antico Hortus Urbis a Roma

hortus-urbis2Sai che a Roma… puoi visitare un orto antico?
All’interno del Parco regionale dell’Appia Antica, lungo il corso dello storico fiume Almone, gli amici di Zappata Romana hanno dato vita all’interessantissimo progetto di Hortus Urbis, che prevede la ricostruzione di un orto in perfetto stile antico romano.

Sulla base di accurate ricostruzioni storiche, fatte a partire dai testi di Columella, Plinio il Vecchio, Catone e Virgilio o addirittura da quanto emerso dagli scavi di Pompei, moltissime delle piante che duemila anni fa accompagnavano la vita dei nostri antenati e che oggi risultano pressoché dimenticate sono state selezionate e piantate in questo suggestivo spazio. Si tratta di piante di vario genere, sia ornamentali che da utilizzare in cucina, o ancora medicinali o simboliche: il pungitopo, per esempio, che proprio per le sue estremità aguzze e pungenti veniva piantato dagli antichi romani all’ingresso delle proprie abitazioni per bloccare gli spiriti malvagi ed evitare che si introducessero nelle case. L’achillea millefolium invece era la pianta che non poteva mancare durante i combattimenti militari (e per questo è detta anche erba militare), in quanto era considerata una eccellente fonte di energia; ancora, la ruta serviva ad aromatizzare i liquori, mentre il coriandolo aveva moltissime applicazioni, sia come insaporitore nella cucina di tutti i giorni che come conservante, o anche come cura per il mal di testa. Molto usata dai legionari era la margherita pratolina,hortus-urbis1 il cui succo aveva effetti benefici sulle ferite da taglio. La digitale rossa era utilizzata per il cuore e l‘Hyssopus officinalis contro i pidocchi. Sono circa 70 le varietà di piante che potrai scoprire nell’Hortus Urbis dell’Appia Antica, e il bello è che è possibile partecipare al progetto in prima persona, contattando Zappata Romana.  Le 16 aiuole quadrate che coprono uno spazio di 225 mq sono gestite da un nutrito gruppo di volontari, e nell’area sono presenti anche un semenzaio e un allevamento di lombrichi, ma è previsto anche l’impianto di un frutteto e di un roseto, sempre ispirati alla tradizione antica.

Durante la buona stagione, che fortunatamente a Roma è piuttosto prolungata, la domenica l’orto è aperto a tutti, e vengono organizzate anche numerose attività didattiche sia per adulti che per bambini.

E pensa che tutto questo è nato su uno spazio pubblico che era completamente abbandonato!

Per conoscere tutte le iniziative organizzate presso l’Hortus Urbis, ti consigliamo di tenere sotto controllo il sito www.hortusurbis.it e il calendario degli eventi dell’Hortus Urbis.

Buona zappata a tutti!

Indirizzo: Presso l’ex Cartiera Latina, via Appia Antica, 42 o 50

Info: hortus.zappataromana@gmail.com

Web: www.hortusurbis.it   http://www.parcoappiaantica.it

Facebook: Pagina facebook

 

 

Il bar del cane

20130810-014853Sai che a Roma… esiste il bar del cane?
Il “bar del cane” è il soprannome dato a una piccola fontanella, situata sì, sulla centralissima via Veneto (di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti), ma che finisce immancabilmente per passare inosservata.
La fontanella è un esempio di stile razionalista del Novecento, e la leggenda racconta che essa sia stata voluta da Mister Charlie, proprietario (frequentatore, secondo altre versioni) del vicino caffè ABC, che prima della Seconda Guerra Mondiale si trovava all’interno dell’hotel Ambasciatori (il vero nome del Caffè era Gui Bar, ma era piú noto con il soprannome di ABC). Egli infatti avrebbe avuto la necessità di far bere i suoi cani mentre lui era all’interno del locale. Quanto fosse una trovata stravagante per pubblicizzare il locale e quanto rispondesse invece a una reale esigenza, resta da vedere…! Fatto sta che la fontanella del cane, alimentata dall’Acqua Marcia, fu realizzata nel 1940, a beneficio dei cani che trotterellavano lungo la strada che poco dopo sarebbe diventata il fulcro della Dolce Vita, e che potevano così trovare, al pari dei loro padroni, un luogo dove ristorarsi e sostare. Essa è composta da una vasca che raccoglie l’acqua ai piedi di una nicchia, mentre nella parte superiore è presente un riquadro nel quale si affaccia un cane, mostrando il muso e le zampe anteriori, sotto le lettere ABC, che, al di là degli elementi più dubbi del,a leggenda, confermano comunque il legame della fontanella con il bar.
Oggi purtroppo la fontana non è più funzionante e i nostri amici quadrupedi non hanno più il loro bar!

Questo articolo è apparso la prima volta su www.romanuda.blogspot.it

Caffè Notegen

notegen2_Sai che a Roma… un altro luogo carico di fascino e di storia, e che speriamo tu abbia fatto in tempo a conoscere, era il Caffè Notegen?
Il locale si trovava in via del Babuino 150 già dal 1880, anno in cui Jon Notegen (Giovanni, per gli amici italiani…) trasferì qui la drogheria che 5 anni prima aveva aperto in via Capo Le Case. Il signor Notegen era arrivato a Roma da un villaggio svizzero, Tschlin, in cerca di fortuna, e, c’è da dirlo, ebbe una buona ispirazione, perché le cose, per lui, si misero subito piuttosto bene. Nella nuova sede di via del Babuino, rendendosi conto di quanto le persone, oltre alle spezie, apprezzassero anche il caffè, aggiunse alla drogheria anche il bar-caffetteria, la Torrefazione e, nei locali del piano di sotto, usati come deposito, impiantò quella che sembra essere stata la prima fabbrica di marmellate/confetture di Roma. Gli ospiti stranieri del vicino Hotel de Russie, contribuirono poi a rendere noto il nome di Notegen anche all’estero.
Determinanti per il successo del Caffè furono, oltre alla bravura, la spontanea simpatia e la gentilezza del droghiere, al quale nel 1915 subentrò il figlio Nicola. Ed è sotto la sua guida, nel periodo compreso tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, che il Caffè Notegen raggiunse pienamente il successo, affermandosi, insieme ad altri caffè di Roma (il Caffè Greco,Rosati, l’Aragno, il Caffè della Pace, Canova, solo per citarne alcuni), come importante punto di incontro e di ritrovo per molti artisti e intellettuali dell’epoca (che, almeno a giudicare dalla storia dei Caffè, sembra trascorressero gran parte delle loro giornate e serate a fare il giro delle caffetterie di Roma…!). Dal 1937 la terza generazione Notegen iniziò ad accostarsi alla ormai consolidata tradizione di famiglia, fino a prendere in mano le redini dell’attività: negli anni Cinquanta e Sessanta Tommaso, insieme ai fratelli minori Reto e Giovanni, decise quindi di dare impulso alla mescita di liquori, ottenendo direttamente la licenza di importatore: in questo modo gli fu possibile abbattere i costi degli intermediari ed assicurare prezzi inferiori a quelli correnti sul mercato. Le pregiate marche di whisky del Notegen divennero presto famose in tutta la città, mentre la fabbrica di marmellate, a partire dagli anni Cinquanta, fu trasformata in un teatro.

Anche grazie alla vicinanza con la storica via Margutta, il Notegen fu particolarmente apprezzato dagli artisti della capitale, ma sempre in una eclettica mescolanza con le diverse personalità del mondo culturale. Tra i nomi celebri che negli anni hanno frequentato, più o meno assiduamente, il Caffè ricordiamo D’Annunzio (che, a quanto si dice, era solito regalare alle sue amanti proprio le marmellate di Notegen…), Sibilla Aleramo, Carlo Levi, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Fellini, Corrado Cagli, Alfonso Gatto, Zavattini, Bertolucci, Guttuso e Sante Monachesi, Schifano, Corrado Alvaro, Pirandello, Adriano Olivetti, Eva Fischer, Linuccia Saba, Milena Milani, Maria Luisa Spaziani, Josif Brodskij (Nobel per la Letteratura nel 1987), Novella Parigini, Giovanni Spadolini, Sylva Koscina, Giulietta Masina…

Nel 1985, anche a causa di una sopravvenuta e generalizzata crisi che colpì molte attività del centro storico, Tommaso decise di abbandonare il Caffè e di trasferirsi in Spagna. Ci fu una grande mobilitazione, fino a che la questione non fu portata in Consiglio Comunale e poi anche in Parlamento, con la richiesta dei Verdi di salvaguardare “un esercizio di profonde tradizioni e caro da oltre cento anni a intellettuali, personalità dell’arte, della poesia, dello spettacolo”. La soluzione prevede che Notegen si trasformi in una Società: ne fanno parte Reto Notegen e la moglie Teresa, genitori di Claudio, e l’amico Paolo Pederzoli, che si impegnano in questo modo a cercare di mantenere viva l’antica tradizione.

Nel 1988 il locale venne restaurato restituendo alle sale l’aspetto ottocentesco che avevano perso nel corso di lavori precedenti effettuati negli anni Sessanta. La “saletta delle marmellate”, con i suoi intonaci grezzi e le panche di legno rivestite in velluto rosa, iniziò ad essere utilizzata anche per riunioni culturali, presentazioni di libri e reading di poesie. Al piano superiore, tra i tavoli del bar e del ristorante, talvolta, a sancire il profondo legame con il mondo dell’arte e con gli artisti stessi, si allestivano esposizioni di opere d’arte.

Nel 2002, ancora il rischio di chiudere a causa di una ingiunzione di sfratto, dovuta all’impossibilità di far fronte alla richiesta di aumento del canone di affitto da parte dell’Accademia di San Luca, proprietaria del locale gestito da Teresa Notegen. Anche in questo caso, la solidarietà e l’amore dei cittadini per questo storico Caffè, portarono a un interessamento da parte della autorità cittadine, con la possibilità di avere accesso ai finanziamenti della delibera comunale per le botteghe storiche, in modo da riuscire a sostenere le spese di locazione. La situazione sembrò risolta ma purtroppo nella primavera del 2007 giunse lo sfratto esecutivo. Questa volta, inspiegabilmente, tutto passó quasi sotto silenzio, compreso il fatto che poco dopo i sigilli dello sfratto vennero rotti abusivamente, e il Caffè per un periodo fu gestito da qualcuno che approfittó del nome e del lavoro che per più di un secolo la famiglia Notegen aveva svolto con passione e dedizione. Poche le notizie relative a questa assurda vicenda. Quello che oggi, invece, è tristemente sotto gli occhi di tutti è che il Caffè Notegen non c’è più. Al suo posto, un anonimo outlet.

 

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