La civetta di Marco Aurelio

Marco Aurelio

Copia della statua di Marco Aurelio (piazza del Campidoglio, Roma)

Sai che a Roma… c’è una civetta sul cavallo di Marco Aurelio?
La civetta canterà preannunciando la fine del mondo e volerà via quando tutta la statua equestre di Marco Aurelio “scoprirà in oro”, cioè tornerà interamente in oro . Questo dice un’antica leggenda e da qui viene anche il modo di dire, ormai non più usato, “scoprì in oro come Marcurelio”, ovvero “essere alla fine”. La statua di Marco Aurelio è in bronzo dorato, e resta qua e là ancora qualche traccia di doratura. La civetta è proprio lì, tra le orecchie del cavallo, anche se in realtà non di una civetta si tratta, ma solo del ciuffo della criniera. Al momento della realizzazione della copia della statua equestre da esporre in Piazza del Campidoglio, i superstiziosi temevano che il gemello del Marco Aurelio potesse splendere nella sua nuova doratura, e quindi “scoprire in oro” e far avverare la profezia. Ma la doratura non fu realizzata, perché poteva ottenersi solo usando mercurio, sostanza altamente inquinante. E la civetta è ancora lì…

Ma da dove arriva la statua?

Si tratta di un originale in bronzo realizzato sotto lo stesso Marco Aurelio (161 – 180 d.C.) e collocato verosimilmente (ma al riguardo non si hanno notizie certe) al Foro Romano, oppure nella piazza circostante la Colonna Antonina e che ospitava il tempio dinastico degli Antonini stessi.

Si tratta dell’unica, tra le 22 statue che le fonti tardo-imperiali chiamano equi magni per le loro dimensioni maggiori del reale, che sia giunta integra fino ai nostri tempi. E sembra che questa fortuna gli derivi nientemeno che… da un equivoco scambio di persona!

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Originale della statua di Marco Aurelio. Musei Capitolini, Roma

L’imperatore raffigurato infatti fu erroneamente ritenuto Costantino, il primo imperatore cristiano, e solo per questo riuscì a salvarsi da una redditizia fusione del prezioso metallo in cui era realizzata. La statua del resto, con certezza dal X secolo, ma probabilmente già dalla fine dell’VIII, si trovava al Laterano, l’area dove Costantino eresse la prima basilica cristiana, e fino alla fine del Quattrocento era nota come Caballus Constantini.

Un’altra e più fantasiosa tradizione identifica invece il cavaliere nel “grande villico”, cioè un grosso contadino, che secondo una leggenda riuscì a fermare un’invasione di barbari: il loro re infatti, ogni notte si allontanava, da solo, per fermarsi davanti a un albero e ascoltare il canto di una civetta. Approfittando dell’occasione, il contadino lo assalì e lo uccise, mentre i Romani invadevano l’accampamento nemico ormai privo della propria guida.

Nel 1538, per volere di papa Paolo III Farnese, la statua fu trasportata sul Campidoglio e fu Michelangelo, a cui venne affidato l’incarico di sistemare la piazza, a realizzare il basamento ancora oggi visibile di fronte al Palazzo Senatorio, a sostegno della copia della statua. In questa occasione fu anche istituita la carica onorifica di “Custode del Cavallo”, un nobile designato direttamente dal papa e la cui retribuzione era alquanto bizzarra: dieci libbre di cera, tre di pepe, sei paia di guanti, due fiaschi di vino e… confetti!

L’orginale è stato spostato nel 1981 per consentire un importante lavoro di restauro durato fino al 1988. Per preservare il bronzo antico dell’opera si decise di evitare che tornasse all’aperto e così, nel 1990, il Marco Aurelio è stato collocato provvisoriamente in un ambiente protetto nel cortile dei Musei Capitolini e successivamente spostato nel Giardino Romano, al primo piano del Palazzo dei Conservatori, opportunamente coperto con una copertura a vetrata.

Al suo posto, nel 1997, fu sistemata la riproduzione ancora oggi visibile.

 

La bibliolibreria Plautilla

PlautillaSai che a Roma… non ci manca neanche una bibliolibreria gratuita? Ed è la prima in Italia…
Se ti stai chiedendo cosa sia, ti rispondiamo subito e in modo sintetico: Plautilla è una gran bella idea! Si tratta di uno spazio dedicato ai libri, dove ognuno è totalmente libero di dare, ricevere o scambiare libri usati ed è un luogo in cui la lettura e la cultura diventano un importante fattore di socializzazione all’interno del quartiere (Plautilla si trova a Monteverde, in via Colautti 28-30).

Funziona più o meno così: chiunque abbia il buoncuore (ma a volte fare spazio in casa è una vera e propria necessità…) di donare qualche libro, partecipa all’accrescimento del patrimonio della bibliolibreria e permette ai libri di rinascere a nuova vita. Chi si reca da Plautilla, può consultare i libri o prenderli in prestito, decidendo autonomamente se riportare i libri o tenerli. Per chiunque ami la lettura e creda nel valore della sua diffusione, la bibliolibreria è meglio di un sogno!

E non finisce qui… Intanto, ti vogliamo parlare degli importanti aspetti sociali che entrano a far parte del progetto già a partire dalla scelta del luogo. La struttura infatti, nata grazie all’associazione Monteverdelegge e al Centro Diurno Giovagnoli (DSM ASL Roma D) si trova all’interno del DSM stesso (Dipartimento di Salute Mentale), riuscendo così a coinvolgere più facilmente persone con disagi di origine psichica, che tanto giovamento possono trarre dalla lettura e dalla socializzazione (e i vantaggi non sono solo per loro…). Il libro è un valore che crea legami e contatti. E proprio la socializzazione, come dicevamo, è un altro degli obiettivi di Plautilla: qui si parla, si fa conversazione e si partecipa alle attività organizzate dai volontari: letture ad alta voce, incontri e  laboratori sempre nuovi (qui trovi il dettaglio delle attività).

Plautilla è aperta il lunedì dalle 9.30 alle 18.30;
il martedì dalle 16.00 alle 19.30;
il giovedì dalle 17.00 alle  19.30.

Puoi portare ogni tipo di libro, con l’eccezione dei testi scolastici, delle vecchie enciclopedie e dei manuali specialistici, e non puoi prendere più di due libri alla volta.

E ora veniamo al mistero del nome. Chi è Plautilla? Il riferimento non è alla moglie dell’imperatore Caracalla, perché la Plautilla a cui è stata intitolata la bibliolibreria è meno “anziana” e soprattutto più profondamente legata al territorio di Monteverde: si tratta di Plautilla Bricci, prima donna architetto dell’era moderna, alla quale si deve la Villa detta il Vascello, che esisteva presso Porta San Pancrazio e che fu gravemente danneggiata nel corso degli scontri legati all’esperienza della Repubblica Romana (1849). Altra sua opera famosa è la cappella di San Luigi all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi (1664). Questa donna ingiustamente dimenticata, trova ora il suo riscatto, e il suo nome risplende in quello di progetto di altissimo profilo.

 

Web: http://mvl-monteverdelegge.blogspot.it/p/blog-page_12.html
Pagina Facebook
E-Mail: plautilla.monteverdelegge@gmail.com
Account aNobii (utile alla consultazione del catalogo online): www.anobii.com/plautilla/books

Modi di dire romaneschi: Chi se venne la spada, nun è boja

spada da boia. A Roma, chi se venne la spada, nun è boia!

Spada da boia. Roma, Museo Criminologico

Sai che a Roma… questo modo di dire è legato a un aneddoto particolare?

Chi se venne la spada, nun è boja” significa che chiunque rinunci alle armi, e quindi alla violenza, è una persona civile e di buoni sentimenti.
A raccontarci l’origine di questa locuzione è Giggi Zanazzo, nel volume Tradizioni popolari romane. La sua nascita risale ai tempi di papa Sisto V (papa dal 1585 al 1590), il quale aveva l’abitudine di mescolarsi alla folla in abiti civili o di semplice frate minore, per poter ascoltare indisturbato i commenti che il popolo faceva su di lui e sulla sua politica. E così, durante una di queste spedizioni, mentre sostava in un’osteria ebbe modo di vedere che un tamburino della sua scorta, per saldare il conto all’oste, stava vendendo la propria spada d’ordinanza. Al suo posto, rimise nel fodero una finta impugnatura con una lama di legno.
Il papa ebbe subito l’occasione di mettere in difficoltà il tamburino, perché il giorno seguente era prevista l’esecuzione di un gendarme pontificio che, abusando del proprio ruolo e della propria divisa, aveva commesso vari delitti e angherie. Il pontefice ordinò che a occuparsi dell’esecuzione, mediante il taglio della testa, fosse proprio il tamburino con la spada finta… Questi però non si perse affatto d’animo, e al momento di eseguire l’ordine gridò: “Dio mio, risparmiami la parte del boia… Fa’ che la mia spada diventi di legno!”. E quando sguainò l’arma, che effettivamente era di legno, tutti gridarono al miracolo.
Lo stesso Sisto V, di fronte a tanta arguzia e tanta audacia, non poté che ammirare lo scaltro tamburino, e finì addirittura per promuoverlo di grado!

 

Iesus o Lesus? La medaglia sbagliata di papa Francesco

La medaglia con l'errore. La chiamata di San Matteo e il motto con l'errore (diametro mm 44)

La medaglia con l’errore. La chiamata di San Matteo e il motto con l’errore (diametro mm 44).

Sai che a Roma… è stata rapidamente ritirata dal commercio la medaglia coniata per celebrare il primo anno di pontificato di papa Francesco?

Il motivo è che era presente un grossolano errore: nella scritta sul rovescio infatti “Iesus” è diventato “Lesus”…

Niente critiche né polemiche, un errore può capitare a tutti, comprese le persone che lavorano all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ma… fa sorridere  il fatto che nessuno, prima di mettere in commercio le medaglie, le abbia controllate!

La frase “incriminata” è tratta dall’Omelia 21 di san Beda il Venerabile e recita: VIDIT ERGO IESUS PUBLICANUM ET QUIA MISERANDO ATQUE ELIGENDO VIDIT, AIT ILLI SEQUERE ME (Gesù vide poi un pubblicano e, poiché lo guardò con sentimento di amore e di predilezione [=lo scelse], gli disse: seguimi).
[Testo preso da: Miserando atque eligendo: il motto di Papa Francesco].

Questo passo, inciso attorno alla raffigurazione della chiamata di Matteo, è molto caro a Bergoglio, in quanto legato a un importante episodio della sua vita: nel 1953 il papa aveva 17 anni e, il giorno della festa di san Matteo, avvertì nel suo cuore la misericordia divina e capì di essere chiamato a servire il Signore, secondo l’esempio di Sant’Ignazio di Loyola.

La medaglia, coniata in oro, argento e bronzo e opera dell’artista Mariangela Crisciotti  è stata messa in vendita il 9 ottobre, e solo in pochi (solo 4, a quanto sembra), l’hanno acquistata prima che venisse ritirata dal commercio.

A collezionare errori, nella vita quotidiana, siamo in molti, ma chi di sicuro chi si è accaparrato questo errore qui, non ha sbagliato per niente: chissà quanto varrà, tra qualche anno…!

 

Una volpe a Roma

Foto di Fra Nicolaus, dalla bacheca della pagina facebook di Trastevere

Foto di Fra Nicolaus, dalla bacheca della pagina facebook di Trastevere

Sai che a Roma… non ci mancano neanche le volpi?
Oggi (13 settembre) sulla pagina Facebook di Trastevere, interamente dedicata al XIII Rione di Roma e vero punto di riferimento per gli amanti di questo affascinante angolo di Roma, abbiamo fatto questa scoperta, e abbiamo subito pensato di condividerla anche con te!

Quella che vedi nella foto, è la volpe che ultimamente ha preso l’abitudine di visitare il giardino della chiesa di San Francesco a Ripa. Sembra che questa furbacchiona abbia iniziato a frequentare i lungofiume cittadini mentre era in corso la manifestazione estiva Lungo il Tevere, attratta dai rifiuti “mangerecci”, per poi arrivare a comprendere nel suo “territorio di caccia” anche il rione.

E la nostra amica è perfettamente a suo agio non solo nel tranquillo giardino della chiesa, ma anche nel traffico urbano: apprendiamo infatti dai commenti alla foto (scattata da Fra Nicolaus) che ieri mattina alle ore 8 la nuova diva del rione attraversava di gran carriera viale Trastevere, all’altezza di piazza Sonnino e del cinema Reale; alle 9.30 invece è stata avvistata in via Anicia, all’altezza della caserma Lamarmora, sede della polizia a cavallo.
Beh, che dire… sembra proprio che le strade cittadine non abbiano più segreti, per lei!

In ogni caso, anche se ci siamo già un po’ affezionati e ci piace molto l’idea di poterla incontrare tra i vicoli di Roma, ci auguriamo che decida presto di tornare in mezzo alla natura, in un habitat certamente più adatto a lei e dove, soprattutto correrà meno pericoli che nelle strade della Capitale…

Ancora una curiosità: non è la prima volta che alcune volpi vengono a visitare Roma.
Nel 2007 una volpe rossa di circa un anno, per qualche strano caso finì nei locali della redazione dell’Adnkronos.
Nel 2011 un altro esemplare decise di fare una gita culturale: l’animale fu trovato all’interno dei Mercati di Traiano, intrappolato nella cisterna rinascimentale con le anfore della collezione Dressel.
A ottobre del 2012 una volpe, forse investita da un’auto, si è rifugiata in un asilo comunale in zona Monte Mario ed è stata quindi salvata dai volontari dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali).
Alcuni filmati facilmente reperibili sul web testimoniano poi la presenza di una volpe nel quartiere di Primavalle a marzo del 2012, mentre un esemplare con i propri cuccioli è stato ripreso a luglio dello stesso anno.