Sai che a Roma… scavando non emergono solo muri antichi e “cocci”? A Ostiense, durante alcuni lavori di scavo per conto dell’Italgas, gli archeologi si sono trovati di fronte a qualcosa di davvero particolare e inaspettato: un mucchio di scarpe di cuoio databili alla prima metà del Novecento! Sono scarpe da uomo, da donna e anche per bambini, rovinate ma assolutamente riconoscibili. Durante lo scavo per sostituire un tratto di gasdotto in piazzale Ostiense, erano emerse alcune strutture identificate con la cripta della chiesa di San Salvatore de Porta, già esistente nel IV secolo d.C. E distrutta a metà del XIX secolo. Tra gli strati di terra che ricoprivano gli antichi resti, l’inaspettata scoperta. Per la loro conformazione, sembra di poter riferire le calzature al periodo della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, ma è difficile, al momento, stabilire come le scarpe si siano accumulate lì. In mancanza di resti ossei collegati, è possibile escludere che l’area sia stata utilizzata come fossa comune. A questo punto, per riuscire a capirne di più (“quasi un dovere etico” per la dott.ssa Francesca Mattei Pavoni, che conduce lo scavo) sarebbe necessario continuare a scavare e ampliare l’area di indagine. La dott.ssa Rita Paris, responsabile dell’area per la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, ribadisce la necessità di proseguire lo scavo, che porterebbe a fare una nuova luce sull’area di porta San Paolo sia nell’età tardo-antica che in quella contemporanea. Tra l’altro, tra le strutture emerse durante i lavori, alcune potrebbero riferirsi alla famosa “via tecta” (via coperta) monumentale, una “Porticus” colonnata che, dalle fonti (Procopio di Cesarea), sappiamo che collegava, lungo un percorso di circa 3 chilometri, la Porta San Paolo delle Mura Aureliane con la Basilica di San Paolo, offrendo riparo ai pellegrini che andavano a venerare i resti dell’apostolo.
Altre strutture emerse, sono invece da riferirsi alla cripta o ad alcune pertinenze della chiesa di San Salvatore de Porta, di epoca tardo-antica e passata nel 1573 al Collegio germanico-ungarico di Roma, per essere poi demolita nel 1849. Dagli ambienti della chiesa, racconta la trazione, giunse la nobile Plautilla a portare a San Paolo il velo con cui si sarebbe dovuto coprire al momento della decapitazione.
E davvero ci auguriamo che le indagini possano continuare per permettere agli archeologi di raccontarci tutta la storia di Porta San Paolo, dai pellegrini fino alle scarpe!
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Aggiornamento: proseguendo le indagine, lo scavo ha restituito anche una macina pompeiana da grano. Leggi l’articolo.