5 Giu, 2013 | Cosa Fare, sai che a Roma...
Sai che a Roma… al Pantheon piovono petali?
Succede nel giorno della festività della Pentecoste, e si tratta di una celebrazione molto antica, esistente già nell’Altomedioevo e, sembra, da far risalire addirittura al 13 maggio del 609 d.C., anno in cui il Pantheon fu donato dall’imperatore Foca a papa Bonifacio IV e dedicato a Sancta Maria ad Martyres. Durante la messa papale della Pentecoste, dal cosiddetto oculus della cupola del Pantheon, ovvero Santa Maria ad Martyres, si faceva cadere sui fedeli una pioggia di petali di rosa, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e sugli Apostoli.
A partire dal 1995 questa tradizione è stata recuperata, ma al giorno d’oggi la suggestiva pioggia di petali non avviene più durante la cerimonia, bensì al termine della funzione delle 10.30 (e quindi tra le 11.30 e le 12.00).
A rendere possibile questa meraviglia che incanta romani e turisti è il sapiente intervento dei Vigili del Fuoco, che dopo essere saliti in cima alla cupola (43,44 metri di altezza) lasciano scendere sui fedeli migliaia di petali di rose rosse, che poeticamente rappresentano le fiammelle con cui, secondo le Scritture, si era manifestato lo Spirito Santo. Per arrivare fino all’apertura (9 metri di diametro) che caratterizza la copertura di uno dei monumenti più famosi del mondo, i Vigili utilizzano scale interne e passaggi angusti, trasportando i sacchi di tela che contengono circa 7 milioni di petali di rose offerte dal Comune di Giffoni Valle Piana (SA).
4 Giu, 2013 | sai che a Roma...
Rocca Priora – Chiesa della Madonna della Neve
Sai che a Roma… anticamente, ma ancora fino al XX secolo, c’erano i nevaroli? I nevaroli si occupavano di raccogliere, conservare, trasportare e infine vendere la neve!
A suon di palate, il nevarolo riempiva un carro profondo e trasferiva poi il prezioso carico in cantine o grotte le cui aperture dovevano essere limitatissime per evitare che il freddo si disperdesse. Con lo stesso scopo questi ambienti venivano chiusi in modo quanto più possibile ermetico. La neve veniva compattata attraverso le operazioni di “pestaggio” e i diversi blocchi erano mantenuti separati e isolati termicamente con l’aiuto della paglia. Con l’arrivo del caldo la neve, divenuta ormai ghiaccio, veniva tagliata in pezzi più piccoli, più facili da trasportare e più vendibili.
Ovviamente il luogo d’elezione per l’approvvigionamento di neve per la Capitale erano i Castelli Romani, dove i pozzi di Rocca Priora e Rocca di Papa erano i più famosi. A Rocca Priora la neve era considerata una importante risorsa e una benedizione, tanto che alla fine del XVI secolo venne costruita una cappella dedicata proprio alla Madonna della Neve e dove poter pregare o ringraziare per la caduta del prezioso bene. Nel 1660 la cappella fu ingrandita diventando una vera e propria chiesa, ancora esistente.
Altri importanti pozzi per la neve si trovavano anche a Monte Flavio e a Monte Gennaro, ma quelli tuscolani erano senza dubbio più comodi, in virtù della loro vicinanza a Roma. Strutture di questo genere erano piuttosto conosciute a Roma, tanto che quando un romano entrava in una casa particolarmente fredda, l’esclamazione di rito recitava “Sta casa pare ‘na neviera!”
Nel XVII secolo i venditori ambulanti di neve, protetti tradizionalmente da San Sebastiano, si aggiravano per la città al grido tipico e vagamente poetico di “Chi volentieri il bon vin fresco beve, eccovi qui la fresca e bianca neve!”
In tempi più recenti, i nevaroli furono “rimpiazzati” dagli operai della Fabbrica del Ghiaccio, legata allo stabilimento della Birra Peroni, nell’area di piazza Alessandria. Da qui le colonne di ghiaccio venivano trasportate in città attraverso dei tipici carri arancioni, trainati da imponenti cavalli da tiro e i pezzi di questi colossali ghiaccioli erano acquistati da osterie, macellerie, trattorie e anche da semplici privati, che iniziavano ormai ad avere ognuno la sua personale ghiacciaia, nella quale conservare il ghiaccio e, con esso, il freddo.
1 Giu, 2013 | Cosa Fare, sai che a Roma...
Sai che a Roma… il 2 giugno, giorno in cui si festeggia la Festa nazionale della Repubblica italiana, i bellissimi Giardini del Palazzo del Quirinale sono aperti gratuitamente al pubblico? L’accesso è consentito dalle ore 15.00 alle ore 19.00 (ingresso libero).
I Giardini del Quirinale occupano un’area di circa 4 ettari, al cui interno puoi ammirare una ricca varietà di piante e di specie arboree, ma anche statue e gruppi scultorei di grande pregio artistico, sapientemente disseminati tra le quinte scenografiche del parco.
Alcune fontane, come quella delle Tartarughe o quella delle Bagnanti, colpiranno sicuramente la tua attenzione, ma, a nostro avviso, quello che assolutamente non dvi farti sfuggire è la splendida vista su Roma di cui si gode dall’area dell’eliporto.
Da questa stessa terrazza è visibile anche la famosa Fontana dell’Organo, caratterizzata da un ricco apparato decorativo, ma soprattutto da uno speciale dispositivo che permetteva all’organo di azionarsi tramite la caduta dell’acqua. L’organo, tra l’altro, è ancora funzionante.
Da ammirare, ancora, il suggestivo labirinto di bosso (che, anche se sembra strano, è l’unico labirinto di Roma!), la particolarissima Casina Svizzera e, per gli appassionati di rose (che in questo periodo possono godere anche delle meraviglie offerte dal Roseto Comunale), l’area che raccoglie alcune importanti varietà di rose botaniche, alcune vecchie rose, rose rampicanti e alcuni ibridi.
Durante l’anno è possibile visitare i Giardini prendendo parte, a pagamento, alle visite guidate del Quirinale e scegliendo il secondo itinerario di visita. Infine il sito del Quirinale mette a disposizione anche un tour virtuale dei Giardini.
Quando: il 2 giugno di ogni anno, dalle 15.00 alle 19.00
Dove: piazza del Quirinale
29 Mag, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… “nun ce piove”?
Questa locuzione, in risposta alla domanda “Ce piove a Roma?”, sembra assurda, ma ha origini storiche! Durante le guerre d’indipendenza infatti, i patrioti romani erano soliti incontrarsi nei locali, osterie o caffè, e quando entrava qualche sconosciuto, gli rivolgevano subito questa domanda: “ce piove a Roma?”. Se il nuovo entrato era anch’egli un patriota, la frase in codice per la risposta era esattamente “nun ce piove!”.
La stessa domanda si trovava anche scritta sui muri delle case, seguita dalla simbolica risposta NON PIOVE, che andava così interpretata: Non PIO, V.E. cioè non più il papa Pio IX, ma il re Vittorio Emanuele!
Oggi “ce piove a Roma?” è una domanda sarcastica, rivolta a chi si comporta da ingenuo e da sempliciotto.
16 Mag, 2013 | sai che a Roma...
Sai che a Roma… è stato ritrovato uno xenodochium?
Uno xenodochio o, in latino, xenodochium (la parola però ha origini greche), era una struttura in cui, durante l’epoca medievale, i pellegrini che intraprendevano lunghi viaggi verso i luoghi di culto potevano riposarsi e ristorarsi gratuitamente. A gestire questa sorta di ospizio per forestieri erano i monaci, che si impegnavano così nell’attività di assistenza ai forestieri che per devozione affrontavano lunghi e pericolosissimi viaggi, per lo più a piedi. Roma, come è naturale, nell’VIII secolo era una ambitissima meta di pellegrinaggio, e dalle fonti scritte sappiamo che nel medioevo erano almeno 14 gli xenodochia presenti. Fino ad ora però nemmeno uno di questi edifici era stato ritrovato. Nel corso dei lavori effettuati per la realizzazione della nuova linea del tram 8, invece, proprio in via delle Botteghe Oscure gli archeologi hanno portato alla luce questa preziosa testimonianza storica.
La soprintendente dott.ssa Fedora Filippi ha presentato ieri (15 maggio 2013), in un convegno alla British School at Rome, i risultati delle indagini, ormai terminate. I ritrovamenti riguardano un corpo di fabbrica rettangolare, articolato in ambienti che affacciano lungo un corridoio. Le murature, in base alle tecniche edilizie, sembrano potersi datare tra l’VIII e il IX secolo, dato che si accorderebbe bene con le fonti storiche, le quali raccontano che papa Stefano II, tra il 752 e il 757 fece restaurare tutti gli xenodochia di Roma. L’identificazione puntuale con lo xenodochio degli Anici, fondato dalla gens Anicia e restaurato proprio da Stefano II sembra più che plausibile, ma non ancora certa.
Oltre ai dormitori dei pellegrini, il complesso edilizio era dotato anche di terme , di un refettorio e, ovviamente, era collegato a un oratorio: si tratta della chiesa medievale di Santa Lucia de’ Calcarari, demolita nell’Ottocento ma di cui sono ora tornati alla luce i resti. Scopriamo così che si trattava di una chiesa con tre absidi ad angolo retto (unico esempio di VIII secolo conosciuto a Roma), larga 12 metri e lunga 16, con il presbiterio rivestito di lastre di marmo. Nel XVII secolo, probabilmente in coincidenza di un importante intervento di ristrutturazione, il pavimento medievale della chiesa fu distrutto per ricavare, secondo una pratica piuttosto diffusa, un ossario, cioè un ambiente in cui raccogliere i resti ossei di persone inumate precedentemente e riesumate, in modo tale da poter creare spazio per nuove sepolture.
Questa è Roma: una città in cui sostituendo i binari del tram, puoi ritrovare secoli di storia, semplicemente dimenticati lì!
Articoli correlati:
Le scarpe della Resistenza
Ostiense: dagli scavi riemerge anche una macina pompeiana
Scoperto tempio di età regia a via Petroselli
13 Mag, 2013 | Cosa Fare, sai che a Roma...
Sai che a Roma… esiste una ricchissima rete di Musei Civici e siti archeologici comunali? Sono i Musei in Comune!
In alcuni di essi, l’ingresso è addirittura gratuito, mentre per altri puoi comunque approfittare delle prime domeniche del mese, quando, in concomitanza con l’iniziativa statale Domenica al Museo, anche i Musei in Comune offrono l’entrata gratuita a tutti i residenti del territorio comunale di Roma.
Ecco l’elenco di tutti i Musei e i siti che fanno parte del sistema museale di Roma Capitale. Clicca sul link per i dettagli di ogni sito.
Musei archeologici:
Musei moderni:
Musei contemporanei:
Musei scientifici: