A. Pinelli, Ultima sera del Carnevale (1833)

A. Pinelli, Ultima sera del Carnevale (1833)

Sai che a Roma… nella tradizione del Carnevale Romano, il giorno di martedì grasso i festeggiamenti di via del Corso si chiudevano con la Battaglia dei Moccoletti?

I Moccoletti erano delle candele accese, con intorno un piccolo cono di carta che ne riparava la fiamma. Nel corso della battaglia bisognava riuscire a spegnere i moccoli degli altri, evitando che qualcuno spegnesse il proprio. Lo sventurato che si faceva spegnere la candela, doveva subire ingiurie e prese in giro di ogni tipo senza poter replicare.
Il grande Giggi Zanazzo, nel suo “Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma” (1908) non avrebbe potuto non parlare di questa popolarissima festa e descrive la Battaglia dei Moccoletti con queste parole:

“L’urtimo ggiorno de Carnovale ammalappena sonava l’Avemmaria (anticamente sparava puro er cannone), tutti quelli che sse trovaveno p’er Corso, sii a ppiede, sii in carozza, sii a ccavallo, sii a le finestre, accennéveno li moccoletti.
Poi co’ le svèntole, co’ li mazzettacci de fiori, o co’ le cappellate, ognuno cercava de smorza’ er moccolo all’antro, dicènno: – Er móccolo e ssenza er móccolo!-
Avevi voja, pe’ ssarvallo, de ficcallo in cima a una canna o a un bastone, o a fficcatte in un portone! Era inutile. Tutti te daveno addosso; e o ccor un soffietto, o ccor una svèntola o cco’ ’na manata o ’na mazzettata te lo smorzaveno in ogni modo, urlanno: – Er móccolo e ssenza er móccolo; abbasso er móccolo!”.