Il locale si trovava in via del Babuino 150 già dal 1880, anno in cui Jon Notegen (Giovanni, per gli amici italiani…) trasferì qui la drogheria che 5 anni prima aveva aperto in via Capo Le Case. Il signor Notegen era arrivato a Roma da un villaggio svizzero, Tschlin, in cerca di fortuna, e, c’è da dirlo, ebbe una buona ispirazione, perché le cose, per lui, si misero subito piuttosto bene. Nella nuova sede di via del Babuino, rendendosi conto di quanto le persone, oltre alle spezie, apprezzassero anche il caffè, aggiunse alla drogheria anche il bar-caffetteria, la Torrefazione e, nei locali del piano di sotto, usati come deposito, impiantò quella che sembra essere stata la prima fabbrica di marmellate/confetture di Roma. Gli ospiti stranieri del vicino Hotel de Russie, contribuirono poi a rendere noto il nome di Notegen anche all’estero.
Determinanti per il successo del Caffè furono, oltre alla bravura, la spontanea simpatia e la gentilezza del droghiere, al quale nel 1915 subentrò il figlio Nicola. Ed è sotto la sua guida, nel periodo compreso tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, che il Caffè Notegen raggiunse pienamente il successo, affermandosi, insieme ad altri caffè di Roma (il Caffè Greco,Rosati, l’Aragno, il Caffè della Pace, Canova, solo per citarne alcuni), come importante punto di incontro e di ritrovo per molti artisti e intellettuali dell’epoca (che, almeno a giudicare dalla storia dei Caffè, sembra trascorressero gran parte delle loro giornate e serate a fare il giro delle caffetterie di Roma…!). Dal 1937 la terza generazione Notegen iniziò ad accostarsi alla ormai consolidata tradizione di famiglia, fino a prendere in mano le redini dell’attività: negli anni Cinquanta e Sessanta Tommaso, insieme ai fratelli minori Reto e Giovanni, decise quindi di dare impulso alla mescita di liquori, ottenendo direttamente la licenza di importatore: in questo modo gli fu possibile abbattere i costi degli intermediari ed assicurare prezzi inferiori a quelli correnti sul mercato. Le pregiate marche di whisky del Notegen divennero presto famose in tutta la città, mentre la fabbrica di marmellate, a partire dagli anni Cinquanta, fu trasformata in un teatro.
Anche grazie alla vicinanza con la storica via Margutta, il Notegen fu particolarmente apprezzato dagli artisti della capitale, ma sempre in una eclettica mescolanza con le diverse personalità del mondo culturale. Tra i nomi celebri che negli anni hanno frequentato, più o meno assiduamente, il Caffè ricordiamo D’Annunzio (che, a quanto si dice, era solito regalare alle sue amanti proprio le marmellate di Notegen…), Sibilla Aleramo, Carlo Levi, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Fellini, Corrado Cagli, Alfonso Gatto, Zavattini, Bertolucci, Guttuso e Sante Monachesi, Schifano, Corrado Alvaro, Pirandello, Adriano Olivetti, Eva Fischer, Linuccia Saba, Milena Milani, Maria Luisa Spaziani, Josif Brodskij (Nobel per la Letteratura nel 1987), Novella Parigini, Giovanni Spadolini, Sylva Koscina, Giulietta Masina…
Nel 1985, anche a causa di una sopravvenuta e generalizzata crisi che colpì molte attività del centro storico, Tommaso decise di abbandonare il Caffè e di trasferirsi in Spagna. Ci fu una grande mobilitazione, fino a che la questione non fu portata in Consiglio Comunale e poi anche in Parlamento, con la richiesta dei Verdi di salvaguardare “un esercizio di profonde tradizioni e caro da oltre cento anni a intellettuali, personalità dell’arte, della poesia, dello spettacolo”. La soluzione prevede che Notegen si trasformi in una Società: ne fanno parte Reto Notegen e la moglie Teresa, genitori di Claudio, e l’amico Paolo Pederzoli, che si impegnano in questo modo a cercare di mantenere viva l’antica tradizione.
Nel 1988 il locale venne restaurato restituendo alle sale l’aspetto ottocentesco che avevano perso nel corso di lavori precedenti effettuati negli anni Sessanta. La “saletta delle marmellate”, con i suoi intonaci grezzi e le panche di legno rivestite in velluto rosa, iniziò ad essere utilizzata anche per riunioni culturali, presentazioni di libri e reading di poesie. Al piano superiore, tra i tavoli del bar e del ristorante, talvolta, a sancire il profondo legame con il mondo dell’arte e con gli artisti stessi, si allestivano esposizioni di opere d’arte.
Nel 2002, ancora il rischio di chiudere a causa di una ingiunzione di sfratto, dovuta all’impossibilità di far fronte alla richiesta di aumento del canone di affitto da parte dell’Accademia di San Luca, proprietaria del locale gestito da Teresa Notegen. Anche in questo caso, la solidarietà e l’amore dei cittadini per questo storico Caffè, portarono a un interessamento da parte della autorità cittadine, con la possibilità di avere accesso ai finanziamenti della delibera comunale per le botteghe storiche, in modo da riuscire a sostenere le spese di locazione. La situazione sembrò risolta ma purtroppo nella primavera del 2007 giunse lo sfratto esecutivo. Questa volta, inspiegabilmente, tutto passó quasi sotto silenzio, compreso il fatto che poco dopo i sigilli dello sfratto vennero rotti abusivamente, e il Caffè per un periodo fu gestito da qualcuno che approfittó del nome e del lavoro che per più di un secolo la famiglia Notegen aveva svolto con passione e dedizione. Poche le notizie relative a questa assurda vicenda. Quello che oggi, invece, è tristemente sotto gli occhi di tutti è che il Caffè Notegen non c’è più. Al suo posto, un anonimo outlet.
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