E’ il rione Monti a godere del privilegio di ospitare quella che può essere definita una chiesa-palinsesto. A San Clemente è facile capire come tutta la città di Roma sia pluristratificata, di come essa abbia continuato, nei secoli, a rinascere su se stessa, lasciando sotto i nuovi edifici quelli vecchi, pronti a raccontare agli archeologi delle storie incredibili.
La chiesa risale al XII secolo, quando papa Pasquale II (1050 – 1118) la ricostruì utilizzando molti materiali di un precedente edificio (la cosiddetta basilica inferiore) risalente al IV secolo e a sua volta impostato su costruzioni romane di I-II secolo e su un tempio del dio Mitra. Per rendersene conto, basta dare un’occhiata, per esempio, ai plutei marmorei della schola cantorum, databili al VI secolo. Ad epoche successive sono riferibili invece numerosi elementi dell’interno, nonché la facciata sobriamente barocca (sì, in alcuni casi il barocco può essere sobrio…!)
Non è nostra intenzione, in questa sede, fare una descrizione dettagliata della chiesa, pur di indiscusso pregio artistico, perché, quello di cui, ancora una volta, vogliamo parlarti, è una piccola-grande curiosità! Nell’attraversare l’aula, però, di sicuro noterai lo splendido pavimento cosmatesco , il ciborio medievale che sovrasta l’altare maggiore, il mosaico absidale con il Trionfo della Croce (raro esempio di scuola romana della prima metà del XII secolo) e, affacciandoti nella cappella di Santa Caterina, gli affreschi di Masolino da Panicale e Masaccio.
Ora però scendiamo nella cosiddetta chiesa inferiore (IV secolo), dove la decorazione ad affresco risalente al tardo IX secolo racconta in modo molto originale la storia di Sisinnio, Teodora e Clemente, quarto papa della storia (88 – 97 d.C.), nonché personaggio al quale la basilica è dedicata.
Sisinnio era un ricco prefetto romano che non aveva preso troppo bene l’adesione della sua bella moglie, Teodora, al cattolicesimo. Del resto, Sisinnio va anche capito, perché, stando a quanto racconta la leggenda, dopo la conversione Teodora si era votata alla totale castità… Un giorno la sua signora si intestardì a voler partecipare a una funzione di Clemente, che all’epoca era patriarca (diventerà papa in seguito), e il prefetto, uomo piuttosto potente, esasperato dalla situazione e stizzito da tanta insistenza, decise di far arrestare Clemente. La punizione divina non tardò ad arrivare: Sisinnio, che si era lasciato accecare dall’odio per i cristiani, divenne immediatamente cieco e sordo, dovendo così rinunciare al suo piano. Successivamente, Clemente, uomo compassionevole, si impietosì, decidendo di recarsi da Sisinnio e di guarirlo. Giunto al palazzo di questi però si trovò di fronte un Sisinnio ancora adirato, che vuole vuole farlo cacciare. Non sappiamo se fu a causa della cecità o magari per effetto di un nuovo, provvidenziale intervento divino, fatto sta che Sisinnio si trovò ad impartire un ordine piuttosto bizzarro: anziché far buttare fuori Clemente, ordinò ai suoi servi di incatenare e trascinare via una pesantissima colonna.
Sulle pareti della basilica inferiore di San Clemente, questa scena viene raffigurata in forma di vero e proprio fumetto, con i dialoghi riportati vicino alle teste dei personaggi stessi. E di fronte ai servi che, alle prese con la colonna, si trovano palesemente in difficoltà, Sisinnio, ormai furioso, impreca e grida (e sembra quasi di poterlo sentire…) “Traite, fili de le pute” (tirate, figli di puttana!), mentre Clemente se ne va liberamente, impartendo benedizioni. Mentre leggi queste parole, ricordati anche sei di fronte a uno dei primi esempi in assoluto di volgare italiano.
E così, sottoterra e di fronte a questa antica raffigurazione, non puoi far a mento di riflettere su come i sentimenti, le emozioni e le reazioni umane siano sempre le stesse: l’assurda e inutile frustrazione per non poter controllare la propria donna, l’insicurezza malcelata dietro il tentativo di voler attribuire ad altri la responsabilità una situazione non gradita, l’arroganza nel tentativo di usare una posizione privilegiata e di supremazia per fini personali, e infine la rabbia, scomposta e inutile, sfogata su qualcuno che, a ben guardare, è estraneo a tutta la vicenda…
E pensare che c’è gente che crede che la Storia non sia attuale! Mah…